RIFLESSI D’AUTUNNO

Autunno 2015: una serie di limpide giornate autunnali ci portano a riscoprire luoghi inflazionati nella stagione estiva alla luce dell’autunno. Partiamo tardi, ci godiamo il tramonto solitari e un po’ intirizziti, ma appagati da tanta bellezza, con la consapevolezza di essere parte di un incredibile tutto. Rientriamo incespicando sotto infiniti cieli stellati, accompagnati da occhi lucenti e discreti.

(foto: Yuri Santini)

Ecco l’impermanente attimo prima dell’inverno.

Fatto di luce intensa e calda, di ombre nitide e gelide.

Fatto di lunghi e profondi silenzi in placida attesa delle stelle, di ciuffi di erba bionda, di fredde rocce, di brezze pungenti che increspano la perfezione dei riflessi.

Presto sarà ghiaccio.

Sono perle splendenti questi attimi di luce.

(testo: Matilde Peterlini)

 

 

BRETAGNE – “Le Vent Nous Portera”

Agosto 2014: viaggio lungo la costa bretone da Mont Saint Michel (Normandia) a Carnac, alla volta della straordinaria Enez Eusa (l’isola di Ouessant o isola del terrore).

Colonna sonora:

Billiy Bud- Vinicio Capossela  http://www.youtube.com/watch?v=MBO3yNiGgPU#t=29 ;

Le Vent Nous Portera – Noir Dèsir  https://www.youtube.com/watch?v=NrgcRvBJYBE

 

(foto Yuri Santini)

In Bretagna un vento bizzarro spazza il Cielo, la Terra e l’Oceano.

Cielo e nuvole danzano a ritmo sfrenato.

Pietre e saghe di popoli leggendari restano sommerse e riaffiorano sotto le ampie maree del tempo e, come luci lontane ma potenti di innumerevoli fari, guidano antichi corsari, venditori di cipolle e futuri marinai.

Solo e intenso il rumore dell’Oceano ne infrange con costanza gli echi contro le scogliere e racconta che tutto scorre, che lui ne è testimone, che noi e il nostro tempo siamo solo una delle tante, piccole gocce.

Qui, nella mite terra dei tramonti, l’Oceano si mangia il Tempo e noi ci crogioliamo in questa immensità di infinita bellezza dall’alto di una scogliera battuta dalle tempeste; cullati nella nostra piccola isola di erika, more e burro salato; consapevoli che l’essenza di ogni goccia, solo essa, durerà per sempre.

(testo Matilde Peterlini)

AH! LA CORSE…!

(foto: Yuri Santini)

 

Isola… il concetto di isola mi ha sempre inquiestata. Non vorrei mai vivere su un’isola: mi sentirei in gabbia, limitata, dipendente da traghetti e aerei per vedere nuovi orizzonti. Ma con che occhi gli isolani vedono i continenti? Si sentono perduti, indifesi? O, in fondo, i continenti non sono altro che isole molto grandi?

Certo, nascere e vivere in un universo parallelo come la Corsica non dev’essere facile o deve essere una scelta… e il viaggio me lo ha confermato.

La Corsica è un frutto succoso e invitante, ma dal sapore aspro e il nocciolo duro e amaro.

Il suo mare è un limpido lapislazzulo, è la voce irresistibile e attraente di una Sirena.

La macchia selvaggia è avventurosa e intrigante, ma ti lascia sempre il torso scoperto, al sole, e ti fa sentire costantemente un intruso.

E le montagne, inizialmente dolci e levigate, divengono ben presto spigolose e ostili, costellate di guglie pungenti e profonde forre, come un ammasso di rottami rocciosi rumorosamente spezzati e tenuti ora celati nel cuore taciturno e solitario dell’isola.

La natura primordiale, con il suo fascino ammaliatore, si contende, incessantemente, l’isola con l’uomo.

I corsi hanno imparato, nel tempo, a non fidarsi nè della natura nè dell’uomo: poche parole, molti sguardi. La Corsica è un luogo di relazioni arcaiche, complesse e mischiate, sottilmente percepibili: c’è qualcosa di sofferto, un dolore sommesso, un grido di ribellione soffocato che si mischia al profumo pungente e amaro del maquìs.

(Matilde Peterlini)